Mettete
(la sera dell'Epifania a Porto San Giorgio), sul paloscenico della
bomboniera-Teatro Comunale, un quintetto Jazz formato da Roberto
Gatto (batteria), Roberto Tarenzi (piano), Luca Bulgarelli
(contrabbasso), Dino Rubino (tromba) e Max Ionata (sax) e otterrete
una eccellente serata all'insegna del Jazz serio e per niente in vena
di contaminazioni altre. Viaggiamo ora indietro nel tempo fermandoci
al 1965 (ebbene sì, quasi cinquant'anni fa) e, in religioso
silenzio, mettiamoci ad ascoltare E.S.P. Non diciamo che il risultato
è lo stesso ma poco manca.
Sarà che di buon Jazz sentivamo la
mancanza, sarà che lo spazio ridotto del Teatro Comunale spinge
quasi all'intimità, ma questo concerto ce lo siamo goduto dalla
prima all'ultima nota del terzo bis. Lo dice Roberto Gatto (dimagrito
e “pulitissimo” batterista come poche altre volte ci era capitato
di ascoltare), nell'unico intervento parlato della serata: “Il
nostro, anche se si intitola 'Miles Davis tribute', vuole essere un
omaggio a quel grande quintetto che Davis mise in piedi nel 1965 e
che continuò a suonare insieme fino al 1969. Fate finta quindi che
su questo palcoscenico, ci siano Miles Davis alla tromba, Herbie
Hancock al piano, Wayne Shorter al sax, Ron Carter al contrabbasso e
Tony Williams alla batteria”. Gatto non presenta il gruppo né
presenta se stesso, alla fine non sono loro a tenere il concerto, ma
i cinque fuoriclasse che nomina con un rispetto quasi sacro. Così,
dallo standard Agitation a Mood a All of you, gli strumentisti
sembrano non incarnare più se stessi ma i cinque colleghi americani
che cinquant'anni fa diedero una svolta decisiva a tutto il mondo del
Jazz. A fronte di tanta classe e di un affiatamento da lasciare
sbalorditi, lasciateci concludere con una piccola nota su Roberto
Gatto. Pur essendo il leader indiscusso della band, non si
“esibisce”, non gigioneggia, non si autocompiace. Cambia ritmo
una decina di volte in ogni pezzo, e questo può permetterselo lui e
pochi altri. Roberto Gatto è al totale servizio del suo gruppo, con
le bacchette o con le spazzole, disegna ritmi alla velocità della luce e
se ne compiace (con se stesso) abbozzando appena un sorriso (di tanto
in tanto). Nel suo caso vale la pena porci la domanda che ci siamo
fatti con Giorgio, dopo il concerto, davanti a una Gordon rossa:
“Sincopato a chi?”
Massimo Consorti
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