22/06/13

Startrash live al Geko di San Benedetto del Tronto. Quando il punk non è peccato.

L'origine è strettamente “made in USA” anzi, qualcuno di loro sembra essere direttamente “born in the USA”. E se si parla degli Stati Uniti d'America, intendiamo musicalmente, ecco che i riferimenti diventano non solo storici ma anche, forse soprattutto, geografici. Così, nel caso degli Startrash, sentiti ieri sera (live) al Geko di San Benedetto del Tronto, la collocazione è, e resterà sempre e solo una: la California. New Orleans è lontana, come sono lontanissime le sonorità della East-Coast, comprese quelle blues, rock e Jazz di New York. Qui vive e prospera, alla grande, la West-Coast, che poi è quella che ci è più cara, la costa del sole, dei surfer, degli hollywoodiani, delle città “sante”. Messi parecchio sullo sfondo della loro idea di musica i NOFX (sei milioni di dischi venduti, evoluzione punk del rock - o se preferite, viceversa - , scie prestigiose come quelle dei Ramones o dei Misfits), gli Startrash si sono rivolti (ma solo come spunto di partenza), ai più giovani e “griffati” Blink182 che diciamolo, è stato il gruppo che ci ha fatto apprezzare (e parecchio) quella che all'inizio poteva sembrare un'assurdità in termini, il punk pop, genere ricalcato anche dagli stessi Green Day, dai Rancid e dagli Offsprings. E che lo “spunto” di cui abbiamo parlato è quello, si capisce già da Johnny, il brano con il quale gli Startrash hanno aperto il loro concerto esattamente dopo un anno dall'ultimo. Eh sì, perché gli Startrash suonano pochissimo dal vivo, preferendo canalizzare le loro energie nelle registrazioni in studio e nei video (tanto demenziali quanto piacevoli, complessi e ben strutturati), accolti sempre benissimo su YouTube pur essendo italiani e non coreani. Hanno il loro pubblico, ragazzi giovani e anche non di primo pelo, che li seguono con amore e che cantano le loro canzoni (rigorosamente in inglese) i cui testi, per ammissione degli stessi componenti la band, sono demenziali tanto quanto i loro video. Nota di cui tener conto: i titoli dei brani non c'entrano niente con i testi, particolare dal quale si evince che né Sallusti Belpietro hanno inventato nulla di nuovo. Sorretti da una base ritmica notevole, composta da Jak Einstein al basso e Marco Lancs alla batteria, gli Startrash snocciolano i loro pezzi uno dietro l'altro (con qualche intervallo di troppo e non troppo sapientemente riempito da chiacchiere indice di scarsa frequenza di palchi), con un piglio divertente, accattivante, brioso, in poche parole, da hardcore californiano edulcorato. Le due chitarre, Marco Sick'o e Steve Camerlengo (nomi inventatissimi come si usa nel punk più acido), interpretano le loro parti scambiandosi ruoli e puntellandosi reciprocamente. E se parte un assolo, l'altro tiene la base melodica con una precisione quasi svizzera e un effetto armonico per nulla trascurabile. Ovviamente, il delirio c'è quando eseguono i brani più conosciuti, quelli cliccati su YouTube, quelli che li hanno resi “gli Startrash”. E quindi, nell'ordine, Last Summer, X-Mas Terror e la cantatissima, da tutti, She's Impossible, brano che è stato la “causa” della messa sotto contratto della band, da parte della casa discografica californiana (e ti pareva!) ItchyMusicIME, dopo il passaggio su Blank TV. C'è da dire che i commenti sulla band, e su She's Impossible in particolare, li davano tutti come un gruppo californiano di belle speranze, lo stupore è stato grandissimo quando i commentatori hanno scoperto che trattavasi invece di un gruppo europeo, meglio ancora italiano. Ancora in fase di “pulizia”, ma inevitabile proporne un assaggio, i brani dell'ultimo EP di prossima uscita. Così, ci siamo resi conto che la vena compositiva degli Startrash, lontana dall'essersi esaurita, ha ancora la possibilità di tirar fuori pezzi come Life is a Nightmare, eseguito a chiusura di concerto e sicuramente destinato a bissare il successo di She's Impossible. Che dire dei tantissimi ragazzi presenti al concerto che hanno ballato dal primo all'ultimo pezzo? Che abbiamo un'idea di “brani ballabili” diversa? Pur non avendo tatuaggi né creste né indossando magliette dai colori e dalle scritte improbabili, ieri sera un po' punk ci siamo sentiti anche noi, magari più pop che punk, però sempre un poco orfani di un sanissimo hardcore.


Massimo Consorti

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